Il
Territorio di San Casciano in Val di Pesa
Poco a sud di Firenze si estende il territorio
del comune di San Casciano in Val de Pesa circondato dai comuni limitrofi di Scandicci e
Impruneta
a nord,
Greve in
Chianti ad est,
Tavarnelle Val di Pesa
a sud ed infine con il territorio del comune di
Montespertoli a ovest.
Misura 107 chilometri quadrati e si estende sui rilievi che dividono la Val di Pesa dalla
Val di
Greve, con altitudini che non superano i 400 metri ed il Capoluogo si trova a 316 metri di quota.
É compreso quasi interamente nel
Chianti Classico, fatta eccezione per la zona che si trova sulla sinistra della
Pesa. Anticamente era chiamata San Casciano a Decimo perchè è situata alla decima pietra miliare della strada romana. Anche questa città sorse sotto gli auspici di Firenze, poiché fu proprio dai vescovi fiorentini che ebbe il primo statuto nel 1241; nel 1272 fu sotto la Repubblica fiorentina. Enrico VII calando in Italia vi fece sosta alcuni giorni nel dicembre del 1312. Nel 1326 San Casciano dovette subire varie scorrerie da parte di
Castruccio Castracani
che ne incendiò il borgo. Gualtieri di Brienne, Duca di Atene e Signore di Firenze cominciò a fortificarla nel 1343. Anche San Casciano come Empoli e come molte città toscane venne considerata dai fiorentini come punto strategico per la loro difesa, infatti nel 1355 vi costruirono un cassero e lo munirono di grosse mura e torri. Il Granduca Ferdinando II donò poi il Cassero di San Casciano a Giovanni Santi Lucardesi detto l'indiano; poi più tardi lo stesso cassero fu convento delle suore benedettine.
Si nota in San Casciano la Chiesa della Misericordia, già Santa Maria del Prato di architettura gotica-toscana del 1335;
la Collegiata dove nella Cappella di destra vi é una fonte battesimale a lunetta con Madonna e Santi del '300 e al terzo altare a sinistra l'Annunciazione, della maniera di Ridolfo Ghirlandaio;
la Chiesa di San Francesco, del 1436 rinnovata nel 1492; nell'interno Madonna con Bambino e Santi, tavola di Biagio di Antonio da Firenze, nel refettorio del Convento, Cenacolo, affresco attribuito al
Passignano.
La
Storia di San Casciano in Val di Pesa
Il toponimo Decimo che ancora si lega alla pieve di Santa Cecilia, presso San Casciano, costituisce il ricordo di una pietra militare (decimum lapidem) di una importante strada romana, forse quella che doveva unire le colonie di Florentia e Sena Julia. Ritrovamenti archeologici e stratificazione toponomastica attestano l' antichità dell' insediamento, la cui densità sembra trovare conferma nella presenza sul territorio di ben quattro pievi ( oltre a Decimo, San Pancrazio, Sugana e Campoli) e di un elevato numero di chiese che da queste dipendevano, relative ai vari "popoli". Questa densa umanizzazione, che oggi distingue il paesaggio delle campagne attorno a San Casciano, era certamente in atto già nel Medioevo, appoggiata in un primo tempo ai numerosi castelli che vi sono documentati come infeudati all' episcopato fiorentino o a potenti consorterie, quali i Buondelmonti e i Cavalcanti, e che oggi appaiono trasformati in ville-fattorie (Bibbione, Castelvecchio, Fabbrica, Lilliano, Monteridolfi, Montepaldi, Pergolato e altri) o declassati a dimore rurali (Argiano, Castelbonsi, Montauto, Monteclavi, Montecampolesi, Montefolchi, etc). Determinante in tal senso fu poi la crescita della produttività agricola legata all' affermazione della mezzadria, che accentuò la diffusione dell' insediamento sparso e la formazione di centri di scambio, quali
Mercatale e lo stesso castello di San Casciano "a Decimo" che assunse i caratteri di grossa "terra murata", munita di forti difese subito dopo la metà del Trecento, ancor oggi largamente attestate. San Casciano viene inizialmente ricordato come feudo del vescovo di Firenze ma in seguito, a partire dalla seconda metà del Duecento, appare direttamente sottomesso alla signoria della città. Poco dopo divenne capoluogo di una Lega e quindi di una Podesteria comprendente anche la Lega di Campoli, per un totale di oltre quaranta "popoli". Del resto l' importanza raggiunta da San Casciano è tale che, nello Statuto della Podestà del Comune di Firenze del 1325, una delle principali strade che escono dalla città è detta "strada per quam itur ad Sanctum Cassianum", che è poi quella che conduce "versus civitatem Senarum et versus romanam Curiam". Che poi San Casciano fosse intimamente legato alla viabilità lo dimostra la sua stessa forma urbana, originata da un incrocio di strade: quella ricordata ed un' altra che, con andamento prevalente di crinale, percorreva le colline alla destra della Pesa, dal Chianti a
Montelupo,
sull' Arno.
Del suo passato medievale San Casciano conserva tratti nelle mura trecentesche, con alcune torri e una delle porte, presso la quale è la chiesa di Santa Maria al Prato, con aggiunte cinquecentesche e numerose opere d' arte, tra le quali un crocifisso di
Simone Martini: anche le altre chiese (Collegiata, Santa Maria del Gesù, San Francesco), più che per valori architettonici si evidenziano le loro opere d' arte. Nella campagna le pievi che abbiamo ricordato conservano importanti strutture: addirittura protoromaniche a San Pancrazio, della piena maturità romanica a Campoli e a Decimo, seppur sotto decorazioni barocche, tardo-romaniche a Sugana, dove è anche una rara acquasantiera del XII secolo. Altre chiese ancora presentano interesse sul piano architettonico, come la romanica chiesetta di Sant' Andrea a Luiano o le gotiche chiese di Santa Maria a Bibbione, appartenuta a un convento agostiniano, o di Sant' Angelo a Vico l'Abate, dov'è una tavola di
Ambrogio Lorenzetti. Delle altre chiese degne di nota ricorderemo ancora Santa Maria ad Argiano, San Martino ad Argiano, Santa Maria a Monte Macerata, San Pietro a Montepaldi, San Bartolomeo a Filtignano, Santa Cristina a Montefiridolfi, Santa Maria di Casavecchia: delle molte ville, che accomunano la campagna di San Casciano ai più immediati dintorni di Firenze, segnaliamo quelle Guicciardini, i Tattoli, le Corti, il
Borromeo, Casarotta.
|